Vite di coppie non illustri e neppure esistite, per quanto/Pasquale e Desiderata

Pasquale Caruggi aveva ereditato la conduzione della AgricolViaggi – Trasporti Sicuri per i Vostri Ortaggi – dai genitori. Vivissimi entrambi e serenamente dediti a godersi la pensione, gli avevano abbandonato l’aziendina di famiglia con serenità, sicuri che – assennato come aveva dimostrato di essere – avrebbe agito anche meglio di loro.
E che Pasquale ci sapesse fare, era stato evidente fin dalla scelta dei collaboratori.

Desiderata Finelli aveva un feeling verso i numeri: li amava. Tantissimo. Aveva cominciato da piccolissima contando e ricontando matite e pennarelli, quando ancora non conosceva a menadito il sistema metrico decimale. Aveva obbligato la nonna a insegnarle a contare prima ancora di vedere da vicino un banco di scuola. Diventare contabile: ecco l’obiettivo!
Lavorava all’AgricolViaggi fin da appena diplomata: aveva informatizzato lei stessa la contabilità dell’azienda, che era passata – sotto la sua guida sapiente – dai conti scritti a mano su enormi quaderni a righe ai bilanci computerizzati archiviati su hard disk.

Pasquale se la cavava alla grande come imprenditore e gli piaceva pure. Ma tra una spedizione di arance da concorso oltreoceano e un invio di primizie alla più esclusiva delle feste,
coltivava una passione segreta di cui nessuno sospettava nulla, neppure i suoi stessi genitori: quella per la fisarmonica.
Ne possedeva una che teneva nascosta in azienda, nel suo ufficio, dietro una porta che conduceva al suo privato ripostiglio, dove nessuno aveva né il motivo né il permesso per entrare.
Aveva iniziato a prendere lezioni quando era lontano da casa, per studiare economia nella grande città. Tornato al paesello, non aveva mai svelato a nessuno la propria identità segreta: il suonatore di fisarmonica. Di questo si trattava, per lui: come Superman e Clark Kent. Di giorno impeccabile business man, di notte languido fisarmonicista con un debole per Bach.

Desiderata aveva dimenticato di stampare il bilancio trimestrale. E non riusciva a prendere sonno.
Appena chiudeva gli occhi, il pensiero del bilancio che giaceva in ufficio codificato nei file del suo computer diventava un incubo minaccioso. Se si fosse trattato di aspettare l’indomani, forse Desiderata ce l’avrebbe anche fatta: venti gocce di Dormiben, la sveglia all’alba, di corsa in azienda a stampare il bilancio e via, tutto risolto. Invece c’era di mezzo il week end e la festa del patrono concomitante: tre interi giorni di vacanza frapposti tra lei e la sua serenità!
Basta, non poteva essere: il cuore della notte non batteva abbastanza forte per essere un ostacolo.

Una volta presa la decisione non c’era da perder tempo, per Desiderata: rivestirsi, uscire e guidare fino all’azienda già l’aveva messa di buonumore. Aprì la porta sul retro con le sue chiavi e disattivò diligentemente l’allarme. Mentre saliva le scale che dal magazzino portavano al suo ufficio, si ritrovò a mormorare a mezza bocca l’aria sulla quarta corda del suo compositore preferito. Arrivata davanti alla sua scrivania, stava per digitare la password per avviare il computer quando si era resa conto che la melodia che stava stonando non era nella sua testa ma piuttosto nelle sue orecchie: qualcuno stava suonando da qualche parte in azienda proprio in quel momento! Stampare subito il bilancio o dare la precedenza alla soddisfazione della curiosità? Ecco il dilemma. La risoluzione del mistero non poteva aspettare, decise. E si mise sulle tracce delle note. Per finire proprio davanti alla porta chiusa dell’ufficio di Pasquale.

Prima di metter piede nell’immediato futuro aprendo quella porta, bisogna premettere che Desiderata e Pasquale si guardavano con reciproco interesse da quella volta che lui, in una sera di tempesta con la pioggia che veniva giù così forte da sembrare che non avrebbe smesso più, l’aveva soccorsa mentre lei – bagnata fradicia – cercava di capire cosa impedisse alla sua auto di muoversi. Lui aveva chiamato il carro attrezzi di un suo amico, lui l’aveva accompagnata a casa guidando con destrezza il suo pick-up sull’asfalto scivoloso. Lui aveva preparato un tè caldo e acceso un gran fuoco nel caminetto mentre lei recuperava per entrambi i propri asciugamani più grandi. Davanti al focolare, asciugandosi e bevendo il tè, avevano condiviso opinioni e progetti con sorprendente confidenza, così piacevole da riscaldarli più della fiamma dal camino.
Da quella volta avevano preso l’abitudine di uscire ogni tanto insieme: un’occasione ufficiale, un cinema, una riunione del comitato per la festa del patrono.
Pasquale e Desiderata, la coppia perfetta che non sapeva di esserlo.

Fino a questa notte.

Desiderata esitò solo un momento, in bilico tra l’idea di bussare e il bisogno di entrare: quest’ultimo evidentemente molto più forte dato che si ritrovò a fissare Pasquale che suonava con passione alla fisarmonica l’Aria sulla Quarta Corda di Bach, gli occhi chiusi, le mani sicure sulla tastiera.
Sull’eco sospesa delle note finali, Desiderata applaudì sonoramente.
La sorpresa nello sguardo di Pasquale lasciò rapida spazio a un’allegria birichina.
“Era ora che qualcuno mi scoprisse, ed è perfetto che sia stata tu. Non ne potevo più di tenermi il segreto” esclamò.
“E vuoi che rimanga tra me e te, questo tuo talento, o preferiresti svelarlo al mondo?” gli chiese lei sorridendo.
“Fammici pensare su” rispose lui mentre si sostituiva in grembo la fisarmonica con lei.

Al matrimonio, Pasquale eseguì l’Aria sulla Quarta Corda, arrangiamento per sola fisarmonica.
La loro canzone.

4 pensieri su “Vite di coppie non illustri e neppure esistite, per quanto/Pasquale e Desiderata

    • Grazie mille per aver letto e commentato!
      Sono “non illustri neppure esistiti”, comunque. Sono le mie creature e io faccio fare loro quello che a me sembra giusto. Not so much happily ever after in true life, not?
      Grazie ancora!

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